Elaborare sarà legale... un po' alla volta.

Il custom legale. Cominciando dai freni…


Category: Riders News Buone notizie per gli appassionati di custom e per chiunque è insofferente alle moto standard. A partire dal 24 settembre, con l’emanazione di apposito decreto attuativo dell’articolo 75 del Codice della Strada (modificato con legge 27 febbraio 2009 n. 14), sarà possibile sostituire l’impianto frenante della propria moto (e auto) con un prodotto aftermarket, senza pregiudicare la garanzia del mezzo originale (se in corso di validità) e la copertura assicurativa in caso di incidente.



Lo ha annunciato Brembo in una conferenza stampa tenuta al Circolo della Stampa di Milano, martedì 21 settembre. Cosa significa tutto questo? Che fra pochi giorni il custom e il tuning emergeranno dall’illegalità diffusa. Cominciando dai freni, che sono una componente cruciale in fatto di sicurezza stradale, ma sfortunatamente una delle meno contestate ai posti di blocco. Non importa, è comunque una buona notizia perché altri tavoli tecnici sono aperti al Ministero dei trasporti e ai freni potrebbero presto seguire ruote, pneumatici, sospensioni, luci, silenziatori…



Come funziona, è presto detto: al momento di acquistare un sistema frenante – Brembo o di altra marca - testato, verificato e approvato dal Ministero, il cliente troverà nella confezione la relativa fiche di omologazione. L’installatore (che spesso è anche il rivenditore) del sistema frenante rilascerà la dichiarazione di impianto eseguito a regola d’arte.



Può bastare? Siamo pur sempre in Italia, serve ancora uno sforzo: con i due pezzi di carta in mano, il motociclista dovrà recarsi nell’ufficio provinciale della Motorizzazione civile, pagare l’immancabile tassa (importo ancora da definire) e sostenere il collaudo della propria moto con i nuovi freni. Se com’è logico aspettarsi il risultato sarà positivo, la modifica sarà annotata nella carta di circolazione. Attenzione: fra i requisiti fondamentali dei nuovi sistemi frenanti c’è la reversibilità, cioè la possibilità di tornare alla dotazione standard senza alcuna modifica meccanica, quindi senza dover sostenere ulteriori collaudi.



Come detto, è una notizia che farà del bene sia all’industria dell’aftermarket, sia alla salute dei motociclisti. Un po’ meno al portafogli, perché tutto questo costerà di più e c’è un passaggio di troppo (l’ultimo) che poteva essere evitato: se i pezzi sono già omologati e montati a regola d’arte, che senso ha testarli una volta di più?



Più sicurezza, più soldi allo Stato o la solita burocrazia all’italiana? Come sempre dite la vostra, senza dimenticare che fino a oggi qualsiasi modifica alla propria moto non annotata a libretto può portare a conseguenze molto, molto spiacevoli…

fonte Riders

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